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venerdì 28 dicembre 2012

P J Proudhon, Critica della proprietà e dello Stato

Essere governato significa essere guardato a vista, ispezionato, spiato,
diretto, legiferato, regolamentato, incasellato, indottrinato, catechizzato, controllato, stimato, valutato, censurato, comandato da parte di esseri che non hanno né il titolo, né la scienza, né la virtù. Essere governato vuol dire essere, a ogni azione, a ogni transazione, a ogni movimento,
quotato, riformato, raddrizzato, corretto...

Proudhon, noto per alcune espressioni icastiche come «la proprietà è un furto», è stato il primo pensatore sociale a definirsi anarchico. La sua opera, un peculiare intreccio di riflessione iconoclastica e vis polemica, attesta la nascita storica di una visione coerentemente libertaria dell'individuo e della società. Questa scelta antologica, articolata per temi, propone alcuni brani essenziali ripresi da una produzione teorica vastissima e talvolta contraddittoria. Ne viene fuori una lettura anarchica del pensiero proudhoniano che ne identifica gli elementi forti, di stimolo alla riflessione attuale: il federalismo, l'autogestione, la dialettica irrisolta degli opposti, il pluralismo metodologico e progettuale.
A cura di Giampietro BERTI
 
Indice
Introduzione / Nota bio-bibliografica / capitolo primo Critica della proprietà / capitolo secondo Critica dello Stato / capitolo terzo Critica del comunismo / capitolo quarto La giustizia come equilibrio / capitolo quinto Autorità e libertà / capitolo sesto L'associazione degli uguali / capitolo settimo Il nuovo contratto sociale / capitolo ottavo Il federalismo
l'autore:
Pierre-Joseph Proudhon (Besançon, 1809 - Passy, 1865), interlocutore/antagonista di Marx, polemista instancabile ed erudito autodidatta, è autore di scritti fondamentali per il pensiero politico contemporaneo come Che cos'è la proprietà?

mercoledì 28 novembre 2012

presentazione di: Appunti per la storia del movimento anarchico romano



venerdì 7 dicembre h. 18:00
presentazione del libro
 
APPUNTI PER LA STORIA DEL MOVIMENTO ANARCHICO ROMANO
DALLE ORIGINI AL 1946
 
con l'autore: Pasquale GRELLA
a seguire cena e bicchierata
alla sede anarchica "Malatesta" via Nino Bixio, 62 Metro "A" Manzoni


sabato 17 novembre 2012

M Rossi, Livorno Ribelle e sovversiva

Marco ROSSI
LIVORNO RIBELLE E SOVVERSIVA
Arditi del popolo contro il fascismo 1921-1922

prefazione di G. Sacchetti

L’esperienza degli Arditi del popolo rientra pienamente tra le “anomalie” storiche e politiche del secolo scorso, tanto che per lungo tempo è stata oggetto di rimozione, da destra come da sinistra, nelle ricostruzioni degli eventi successivi alla Prima guerra mondiale.
A Livorno, l’arditismo popolare si ricollegò a quella tensione rivoluzionaria che aveva attraversato la composita collettività labronica durante le insorgenze risorgimentali e i conflitti sociali del Biennio rosso.
Fu così che – tra l’estate del 1921 e quella del ’22 – il sovversivismo dei quartieri proletari si oppose, con ogni mezzo necessario, allo squadrismo fascista. Questa fu a tutti gli effetti la prima strenua resistenza, anche se poi la memoria ufficiale ha preferito commemorare quella partigiana nella rituale festa nazionale del Venticinque aprile, evitando di ricordare come quella guerra civile era iniziata e cancellando anche coloro che praticarono l’antifascismo prima che la violenza reazionaria diventasse regime.
Indice
Guerra civile, prefazione di G. Sacchetti
Introduzione all’anomalia
Portofranco della rivolta
Gli Arditi del popolo
La breve estate dell’arditismo
Anarchici e arditi
La caduta di Livorno
Appendici
Livorno in sciopero per la libertà di Malatesta
Sedi politiche, sindacali e ritrovi pubblici
Elenco degli Arditi del popolo livornesi
Abbreviazioni
Indice dei nomi

giovedì 11 ottobre 2012

presentazione del libro "A testa alta!"

"amo la lotta e la carta stampata"
Presentazione del libro
 
A TESTA ALTA!
Ugo Fedeli e l'anarchismo internazionale (1911-1933)
(sarà presente l'autore)
a seguire Cena e Bicchierata
 venerdi 12 ottobre dalle ore 18.30
alla sede anarchica E.Malatesta - via Bixio, 62 (Piazza Vittorio). Tram 5 e 14. Bus 105. Metro A fermata Vittorio
a cura della Libreria Anomalia/CDA e dei Punx Anarchici "Protest to Survive

venerdì 5 ottobre 2012

A. Pirondini, Anarchici a Modena. Dizionario Biografico

Andrea Pirondini
Anarchici a Modena.
Dizionario biografico
pp. 240 EUR 17,00

Le storie personali, a cui spesso si è riusciti a restituire un volto, e le tante 'vite militanti' raccolte in questo dizionario consentono una ricostruzione inedita dell'ambiente politico e sociale modenese, dalla fine dell'Ottocento al secondo dopoguerra. Un libro di memorie che va oltre la trasmissione della memoria del Movimento anarchico per assumere il valore inaspettato di un racconto di cui andare orgogliosi. L'augurio è che, con questo contributo, la storia degli anarchici modenesi abbia finalmente raggiunto la maturità per uscire dall'anonimato, dalle mistificazioni ed essere riconosciuta come una componente importante della nostra storia e identità locale

zeroincondotta

venerdì 28 settembre 2012

M. Rossi, Arditi, non gendarmi!

Marco ROSSI
ARDITI, NON GENDARMI!
Dalle trincee alle barricate: arditismo di guerra e arditi del popolo (1917-1922)

Prefazione di Eros Francescangeli

Gli Arditi del popolo, prima espressione dell’antifascismo in armi, si opposero con ogni mezzo agli squadristi di Mussolini alla vigilia della sua salita al potere, nella guerra civile seguita alla Prima guerra mondiale. Anche se per breve tempo, la loro azione fu al centro delle cronache dell’epoca e tutti gli schieramenti politici dovettero misurarvisi. Ciò nonostante, è stata oggetto di una lunga rimozione: il fatto che ex-combattenti, veterani dei reparti d’assalto, non solo si fossero sottratti alla strumentalizzazione mussoliniana, ma vi si fossero opposti anche con le armi contendendo al fascismo l’eredità “spirituale” dell’arditismo, ha rappresentato un precedente scomodo, difficile da interpretare. Ancora oggi la storiografia stenta a distinguere i ruoli giocati rispettivamente da arditi, futuristi, legionari fiumani e sindacalisti rivoluzionari in una situazione instabile e contraddittoria quale fu quella del Primo dopoguerra. La nuova edizione rivista e ampliata di Arditi, non gendarmi! ripercorre le tracce che dal fango delle trincee, passando attraverso le piazze di Fiume, portarono alle barricate dell’autodifesa proletaria contro l’aggressione fascista.

Indice
- Il petardo dell’adunata, di Eros Francescangeli
- Premessa, a posteriori
- I futuristi della guerra
- Delitto e castigo
- Nelle trincee della guerra sociale
- Arditi e fascisti
- Fiume ardita d’Italia
- Le Bal des Ardents
- Il fiumanesimo
- Figli di nessuno e Ardite rosse
- Argo Secondari
- Sangue del nostro sangue
- Dal nulla sorgemmo
- Difesa proletaria
- L’insegnamento di Parma
- Rosso contro tricolore
- Guerra sia...
- Epilogo
- Appendice
- Indice dei nomi

G. Bosio, I conti con i fatti

Gianni Bosio
I CONTI CON I FATTI
Saggi su Cafiero, Musini e l'occupazione delle fabbriche
 
La classe operaia opera, costruisce, si organizza, pensa e si esprime in maniera propria...
Gianni Bosio ha dedicato particolare attenzione al periodo 1870-1921, durante il quale il movimento operaio fu relativamente spontaneo, dimostrando una creatività organizzativa non più raggiunta in seguito. L’attenzione su quel periodo ha oggi – nel momento cioè di una crisi irreversibile delle tradi-zionali organizzazioni operaie – forse più che ieri, implicazioni storiografiche e conseguenze politiche di grande rilievo.
La geniale figura dell’organizzatore di cultura, ha fatto un po’ dimenticare l’originalissimo e innovativo apporto del Bosio storico. Queste sue ricerche su Carlo Cafiero, Luigi Musini e sull’occupazione delle fabbriche, ieri pietre miliari nella non facile ricostruzione della storia del movimento operaio italiano, mantengono oggi tutto il loro interesse e la loro freschezza, riproponendo interrogativi politici tutt’altro che esauriti.
GIANNI BOSIO (Acquanegra sul Chiese, 1923 – Mantova, 1971) è stato uno dei più importanti storici del movimento operaio. Fondatore nel 1949 della rivista Movimento operaio, nel 1953 delle Edizioni Avanti!, nel 1965 dell’Istituto Ernesto de Martino, è stato anche il più ragguardevole rappresentante della prima generazione di storici oralisti. Curatore degli Scritti italiani di Marx ed Engels (Edizioni Avanti!, 1955), è autore tra l’altro de Il trattore ad Acquanegra (De Donato, 1981) e degli scritti contenuti ne L’intellettuale rovesciato (seconda edizione accresciuta, Istituto de Martino /Jaca Book, 1998).
CESARE BERMANI (Novara, 1937 - ), dell’Istituto de Martino, curatore di più volumi di scritti di Gianni Bosio, è stato tra i primi a utilizzare criticamente le fonti orali ai fini della comprensione di passato e presente. È autore, tra l’altro, di Pagine di guerriglia (4 vol., 1971-1999, Istituto Storico della Resistenza di Borgosesia) e di Introduzione alla Soria orale (2 vol., 1999-2001, Roma, Odradek edizioni.
 
 
ODRADEK.IT

mercoledì 26 settembre 2012

M. Bakunin, La libertà degli uguali

Bakunin (1814-1876) è una delle più grandi figure di rivoluzionario ottocentesco. Agitatore, organizzatore infaticabile e acuto polemista, partecipò a innumerevoli insurrezioni, rivolte e complotti in tutta Europa. Fu uno dei principali protagonisti della Prima Internazionale e antagonista di Marx, alla cui visione autoritaria e verticista contrappose il suo originale socialismo libertario.
Nel decennio 1866-1876 scrisse alcuni testi decisivi per la formazione del pensiero anarchico. Questa scelta antologica, operata nella sua vastissima produzione, presenta – articolati per sezioni tematiche – gli scritti più significativi del pensiero bakuniniano maturo.
Come la sua brillante critica del mito della scienza, fatta in pieno culto positivistico; come la sua articolata proposta per un'educazione egualitaria e integrale; come le sue straordinarie anticipazioni sull'avvento di una inedita classe di nuovi padroni – gli emergenti ceti tecno-burocratici – impliciti negli sviluppi del capitalismo e nella tesi marxista della «dittatura del proletariato».
Una selezione che ci restituisce la ricchezza e attualità delle riflessioni bakuniniane, proponendo alcune pietre miliari del pensiero anarchico classico come il Catechismo rivoluzionario, Il programma della Fratellanza internazionale, L'istruzione integrale e brani essenziali di Dio e lo Stato e Stato e anarchia.

Io sono un amante fanatico della libertà
M. Bakunin

Io intendo quella libertà per cui ciascuno, anziché sentirsi limitato dalla libertà degli altri, vi trova al contrario la sua conferma e la sua estensione all'infinito
M. Bakunin


Indice:
- Introduzione
- Dio
- Lo Stato
- La Libertà
- L'Uguaglianza
- Scienza e Scientismo
- Socialismo e Dittatura
- la Rivoluzione Sociale
- L'Internazionale

lunedì 24 settembre 2012

Errico Malatesta, Opere Complete (1899-1900)

VERSO L'ANARCHIA
Malatesta in America (1899-1900)
A cura di Davide Turcato. Saggio introduttivo di Nunzio Pernicone
pp. 232 EUR 18,00
Relegato a domicilio coatto dopo i moti del pane del 1898, nell'aprile 1899 Malatesta evade. Dopo una breve permanenza a Londra, intraprende in agosto un soggiorno di otto mesi negli Stati Uniti, dove assume la direzione della Questione Sociale di Paterson, voce superstite dell'anarchismo italiano nel mondo. La lezione dell'esperienza induce Malatesta a operare in questo periodo una radicale svolta tattica, propugnando un'alleanza tra i partiti rivoluzionari per un'insurrezione che rovesci la monarchia sabauda, "l'ostacolo che impedisce qualsiasi progresso". Al tempo stesso egli chiarisce che "non si tratta di fare l'anarchia oggi, o domani o tra dieci secoli; ma di camminare verso l'anarchia oggi, domani e sempre". Coniugando coerenza teorica e pragmatismo, Malatesta getta così le basi feconde di una originale visione gradualista dell'anarchismo. Dalle colonne della Questione Sociale egli affronta inoltre una quantità di altri temi: il programma anarchico, l'organizzazione, l'involuzione borghese del socialismo, la libertà come metodo, il problema dell'amore, il diritto di giudicare. Attraverso articoli
sulla realtà americana, interviste e resoconti inediti di conferenze in francese e spagnolo, fra cui quelle tenute a Cuba nel marzo 1900, questo volume testimonia infine la dimensione transnazionale dell'attività di Malatesta, la sua ampiezza di vedute e di esperienze, e il suo ruolo di spicco nei
movimenti operai e anarchici sull'una e l'altra sponda dell'oceano Atlantico.
(coedizione ZIC - La Fiaccola)

Errico Malatesta, Opere Complete (1897-1898)

UN LAVORO LUNGO E PAZIENTE...A cura di Davide Turcato. Saggio introduttivo di Roberto Giulianelli
pp. 392 EUR 25,00
ISBN 978-88-95950-16-7
Con questo volume inizia l'edizione delle Opere Complete di Errico Malatesta, senza dubbio, l'esponente più significativo del movimento anarchico di lingua italiana.
Le Opere complete, previste in dieci volumi, raccoglieranno la sua intera produzione, dagli articoli di giornale, agli interventi in conferenze e comizi, alla corrispondenza, agli opuscoli ed è prevista la loro uscita a cadenza annuale.
Il primo volume è dedicato alla raccolta degli scritti pubblicati su l'Agitazione di Ancona nel periodo cruciale del 1897-1898.
(coedizione ZIC - La Fiaccola

D. Graeber, Frammenti di antropologia anarchica

David GRAEBER
FRAMMENTI DI ANTROPOLOGIA ANARCHICA
Elèuthera
 
Graeber, antropologo anarchico, propone un'inedita contaminazione tra una disciplina scientifica che ha le molteplici società umane come oggetto di studio e una filosofia politica estrema che con estrema lucidità decostruisce i meccanismi del dominio sociale.
Che cosa dovrebbe rendere compatibili, anzi affini, antropologia e anarchia? Per Graeber, entrambe si muovono da molto tempo sulla stessa traiettoria, non solo perché riconoscono la varietà dei modi di pensare propri degli esseri umani, ma anche perché pongono al centro della loro riflessione la questione cruciale del potere. In un puzzle di appunti e spunti deliberatamente incompiuti, l'autore sviluppa la sua tesi partendo dalle enclaves libertarie ed egualitarie presenti in diversi momenti della socialità umana (di cui ci parlano antropologi come Marcel Mauss e Pierre Clastres), per arrivare alle forme di contropotere esistenti nel mondo occidentale. Viene così abbozzata una ridefinizione dello Stato e delle organizzazioni politiche che apre a considerazioni fortemente innovative sui concetti di dominio, gerarchia, autorità.

domenica 23 settembre 2012

M. Antonioli, Sentinelle perdute

Maurizio ANTONIOLI
SENTINELLE PERDUTE
Gli anarchici, la morte, la guerra



Nella pubblicistica, nella poesia, nella canzone anarchica la morte è un’immagine familiare, quasi invocata. Ma di quale morte si parla, la morte di chi? Tenendo nel mirino tale interrogativo, Antonioli rintraccia alcune stimolanti risposte indagando la produzione culturale del movimento, in particolare le sue espressioni meno “impegnate”. Nel garibaldinismo di fine ottocento, nel rapporto con D’Annunzio, nell’interventismo e nell’antimilitarismo all’epoca della Prima guerra mondiale prendono forma diverse immagini della morte, comuni all’immaginario anarchico e popolare. La morte delle “vittime invendicate” dell’ingiustizia sociale, quella del nemico “borghese, sfruttatore, papa o re”, ma soprattutto quella di chi cade combattendo per l’ideale: il titano, l’eroe, il martire. Bruno, Caserio, Ferrer, Gori: un pantheon di “cavalieri dell’ideale” ma anche di “cavalieri della morte e del dolore”. E una morte che, da sacrificio in vista della vittoria, si trasforma anche in morte “per nulla”, “bella e vendicatrice”.

 
Indice
- Premessa
- La morte dei titani e degli eroi
- La compagnia della morte. Gli anarchici garibaldini nella guerra greco-turca del 1897. Ritratto di gruppo
- Gli anarchici italiani e la rivoluzione russa del 1905
- D’annunzio e gli anarchici. A proposito di corrado Brando
- Nazionalismo sovversivo?
- Gli anarchici italiani e la prima guerra mondiale. Lettere di Luigi Fabbri e di Cesare Agostinelli a Nella Giacomelli (1914-’15)
- Gli anarchici italiani e la prima guerra mondiale. Lettere di anarchici interventisti (1914-’15)
- Gli anarchici italiani e la prima guerra mondiale. Il diario di Luigi Fabbri (maggio-settembre 1915)
- Guerra, amore e amicizia. Tre anarchiche di fronte alla Prima guerra mondiale
- Indice dei nomi
 
BFSEDIZIONI

sabato 22 settembre 2012

R. Vaneigem, Lo Stato non è più niente!

RAOUL VANEIGEM:
LO STATO NON E' PIU' NIENTE,
STA' A NOI ESSERE TUTTO.

 Non ho mai disperato della rivoluzione fondata sull’autogestione in quanto rivoluzione della vita quotidiana. Ora meno che mai.
Sono convinto che, oltrepassando le barricate della resistenza e dell’autodifesa, le forze vive del mondo intero si stanno svegliando da un lungo sonno. La loro offensiva, irresistibile e pacifica, spazzerà via tutti gli ostacoli alzati contro l’immenso desiderio di vivere nutrito da quanti, innumerevoli, nascono e rinascono ogni giorno.
Stiamo per inaugurare il tempo in cui l’uomo assumerà il suo destino di pensatore e di creatore diventando quel che non è mai stato: un essere umano a parte intera.
Non domando l’impossibile. Non sollecito nulla. Non mi preoccupo minimamente né di speranza né di disperazione. Desidero soltanto vedere concretizzata nelle vostre mani e in quelle delle popolazioni della terra intera un’Internazionale del genere umano che seppellirà nel passato la civiltà mercantile oggi moribonda e il partito della morte che registra i suoi ultimi sussulti
 
NAUTILUS
Pagine 32, € 3,00

G. Landauer, La comunità anarchica

Ecco un altro errore fondamentale, cioè l'idea che si possa o si debba consegnare l'anarchia al mondo, che l'anarchia sia una faccenda dell'umanità intera, che prima debba avvenire la grande resa dei conti e a seguire il regno millenario. Chi vuol donare la libertà al mondo, o meglio il proprio concetto di libertà, è un despota, non un anarchico.
L'itinerario biografico e politico di Landauer (1870-1919) attraversa tutti i grandi eventi della sua epoca, dai congressi della Seconda Internazionale, dove matura la separazione tra socialdemocrazia e anarchismo, alla Repubblica dei Consigli di Baviera, dove troverà la morte il 2 maggio 1919 barbaramente massacrato da un plotone di Guardie Bianche. Nonostante l'epoca drammatica in cui vive, Landauer è fermamente convinto che un altro mondo è non solo necessario ma anche possibile qui e ora. Così innesta nel suo pensiero politico elementi «eretici» che gli consentono di elaborare una visione originale del mutamento sociale. La rivoluzione non è più vista come un atto, ma come un processo al cui centro pone l'individuo comunitario, ovvero l'individuo impensabile come singolarità in quanto frutto delle sue relazioni con gli altri. Una concezione controcorrente che fa di Landauer un pensatore quanto mai attuale e innovativo.
 
Gustav Landauer (Karlsruhe, 7 aprile 1870 – Monaco di Baviera, 2 maggio 1919). La vita politica di Landauer attraversa tutti i grandi eventi della sua epoca, dai congressi della Seconda Internazionale dove matura la separazione tra socialdemocrazia e anarchismo (anche se lui si definirà sempre, ostinatamente, anarco-socialista), alle manifestazioni pacifiste per prevenire lo scoppio della prima guerra mondiale. Nonostante l'epoca drammatica in cui si trova a vivere, Landauer è convinto che un altro mondo è non solo necessario ma anche possibile nel qui e ora. Il che, nel dopoguerra, fa di lui una delle menti più lucide e appassionate della Rivoluzione tedesca, durante la quale ricopre brevemente l'incarico di ministro della Cultura. Un plotone di Guardie bianche inviato a reprimere la Repubblica dei consigli di Baviera lo fucila a Monaco il 2 maggio 1919.
 
Elèuthera

venerdì 21 settembre 2012

B. De Sario, Resistenze innaturali.

Resistenze innaturali. Attivismo radicale nell'Italia degli anni '80

Beppe De Sario

Con un linguaggio personale e a tratti sorprendente, Beppe De Sario inserisce nella storiografia nazionale una prospettiva che non cessa di essere utopica pur mantenendosi fortemente storica in ogni momento della trattazione. Luisa Passerini Anni ’80: il limbo di un tempo minore o un fondamentale anello di congiunzione tra il passato e il futuro dei movimenti sociali? Nei circuiti dell’attivismo culturale e dell’underground italiano muovono i primi passi le esperienze che daranno vita ai centri sociali, all’autoproduzione, al consumo critico e all’utilizzo alternativo delle reti telematiche. Prende corpo nelle pratiche delle giovani generazioni la via di fuga da due fenomeni legati e convergenti: la sconfitta del precedente ciclo di lotte e l’incitamento a godere e consumare immediatamente successivo. Attraverso fonti orali e un’originale analisi storiografica, Resistenze innaturali percorre le scene di Torino, Milano e Roma nell’intreccio tra punk e sottoculture di strada, tra soggettività emergenti e processi politici e comunicativi in radicale trasformazione. Frammenti, linguaggi sommersi, un ampio apparato di foto e documenti d’archivio compongono il mosaico di un decennio per molti versi ancora inedito. Beppe De Sario (1973), storico e studioso delle culture e dei movimenti sociali, ha conseguito il dottorato di ricerca in sociologia e ha partecipato come attivista alle più importanti manifestazioni di protesta dal G8 di Genova a oggi. Prefazione di Luisa Passerini
AgenziaX

U. Tommasini: Il fabbro anarchico


Operaio e militante, ma soprattutto uomo libero e solidale, Umberto Tommasini (1896-1980) è un tipico anarchico della sua generazione: non un dirigente o un teorico, di quelli che fanno la storia ufficiale. E neppure un esecutore, un ingranaggio delle macchine partitiche e sindacali.
Risolutivo e sonoro è l’io narrante del protagonista, un lavoratore manuale, che solo attraverso una lunga conversazione può trasmettere la memoria di un’autentica esistenza antiautoritaria: spontanea e cosciente, coerente e contraddittoria.
Egli affronta il carcere e mette di frequente a repentaglio la vita con estrema naturalezza e serenità. Mantiene intatta la propria integrità e ingenuità tra scontri armati, in particolare in Spagna, condanne, evasioni, attentati a Mussolini. Incontra, e spesso si scontra, con figure di rilievo della storia del movimento operaio italiano: Rosselli, Berneri, Valiani ma anche Di Vittorio, Vidali, Bordiga).
Dalla Trieste austriaca alla Prima Guerra Mondiale, dal biennio rosso al confino, dall’esilio a Parigi all’epopea spagnola, dal ritorno alla “città senza pace” al Sessantotto. Un lungo filo di impegno e di utopia unisce periodi e contesti radicalmente diversi nei quali si muove con la tranquillità e la determinazione di un essere umano attento e attivo.
Claudio Venza è docente di Storia della Spagna contemporanea e di Storia dei partiti e dei movimenti politici presso l’Università di Trieste; ha insegnato Storia dell'Italia contemporanea all'Università Autonoma di Barcellona. Dirige, con Alfonso Botti, la rivista «Spagna contemporanea». Ha promosso, con Giampietro Berti, la stesura del Dizionario Biografico degli Anarchici Italiani (Pisa, 2004-05, 2 voll.). Tra le pubblicazioni principali: Umberto Tommasini. L’anarchico triestino (Milano, 1984); (con Francisco Madrid), Antología documental del anarquismo español (Madrid, 2001); Anarchia e potere nella guerra civile spagnola (Milano, 2009).
INDICE
Introduzione di Claudio Venza
Autobiografia di Umberto Tommasini
1. Proletari sfruttati perché ignoranti
2. Infilare la baionetta in un altro
3. Una pagnotta in dodici
4. Armi nascoste
5. Un gruppo di lavoratori
6. La milizia fascista era pronta a sparare
7. Intellettuali non abituati
8. Non volevo andarmene via
9. L’impressione di essere niente
10. Se necessario sappiamo organizzarci
11. Vinciamo di sicuro
12. Un lavoro difficiletto
13. Berneri era sfinito
14. Con gli spagnoli fino in fondo
15. Stracci sporchi e coscienza pulita
16. Caduta del fascismo senza merito nostro
17. I comunisti dominavano
18. L’imbroglio di Tito
19. Il giornale “Germinal” e i sindacati
20. Con gli anarchici non si guadagna
21. Giovani che si avvicinano
Intervista a Claudio Magris

                                                                                                                            - odradek edizioni -

giovedì 20 settembre 2012

A. V. Shubin, Nestor Machno e la rivoluzione in Ucraina


1917-1921, la storia misconosciuta di Nestor Machno e della rivoluzione libertaria in Ucraina
 
A poco meno di un secolo dagli eventi, è ora possibile ricostruire nella sua complessità la storia della Rivoluzione russa, al di là dei miti e dei racconti dei vincitori. Grazie all'apertura degli archivi segreti dell'URSS, sono infatti riemersi quei movimenti sociali che hanno segnato in maniera cruciale le vicende rivoluzionarie prima dell'avvento del regime bolscevico.

Un'attenzione particolare, anche per le dimensioni del fenomeno, è stata data all'anarchico ucraino Nestor Machno e al movimento contadino, denominato machnovscina, che tra il 1917 e il 1921 coinvolse una vasta regione dell'Ucraina. Fu proprio questa grandiosa jacquerie libertaria la vera protagonista della rivoluzione in quella parte dell'ex impero russo.

E lo fu tanto per i suoi esperimenti di autogestione e democrazia diretta, quanto per quella guerriglia partigiana che combatté vittoriosamente contro occupanti austro-tedeschi, nazionalisti ucraini, revanscisti zaristi. E contro l'Armata Rossa, che dopo un'alleanza tattica con l'esercito contadino, una volta vinta la guerra civile annientò i machnovisti bollandoli come «banditi». Oggi i documenti ci raccontano un'altra storia di quella epopea controversa e affascinante.


Il comunismo libertario verso il quale ci stavamo muovendo noi supponeva la libertà dell'individuo, l'eguaglianza, l'autodeterminazione, la libera iniziativa, la creatività e l'abbondanza per tutti.
Abbiamo avuto l'occasione di gettare le basi di una società fondata su principi anarchici, ma quelli che ci siamo trovati di fronte non ce ne hanno lasciato né il tempo né lo spazio. Loro hanno trasformato la lotta delle idee in un combattimento fra gli uomini.

Nestor Machno

La Comune di Parigi 1871.

 
Franco CONIGLIONE
PARIGI 1871. LA COMUNE LIBERTARIA
 
Gli avvenimenti di marzo portarono nelle strade di Parigi una umanità dolorante che non si era mai vista. La borghesia (secondo la testimonianza di Vilfredo Pareto) ne fu addirittura terrorizzata. Più che gli scontri veri e propri, le barricate e le distruzioni, come l’abbattimento della colonna Vendôme eretta a ricordo delle vittorie di Napoleone, fatti che interessarono solo una parte dei quartieri della città, quello che fece veramente paura fu l’autorganizzazione di una realtà sovversiva che non si immaginava potesse fare da sé. Dai luoghi più reconditi e miseri di Parigi uscirono le forze vive di quella parte della società da sempre destinata alla fame e all’ignoranza. E questa gente non andava tanto per il sottile, anche se i tentativi di frenarla partirono subito da quelle componenti – politici, letterati, avvocati – che in questi casi riescono a mettersi alla testa di ogni iniziativa per darle il “giusto” freno e indirizzarla verso quelle contrattazioni che nella logica del potere possono dare i migliori frutti. Difatti, anziché attaccare subito Versailles, utilizzando i cannoni che si trovavano a Parigi, e impiegando le forze militari che potevano avere facilmente ragione dei resti di un esercito umiliato e sconfitto, questi “capi proletari” fecero di tutto per rallentare le cose e permettere al governo provvisorio di riorganizzarsi e, con l’aiuto dei Prussiani, schiacciare la Comune.
edizioni Anarchismo, 2007, pp. 50, € 4.00

E. Goldman, Femminismo e anarchia

introduzione di Bruna Bianchi
Donna e anarchica, Emma Goldman rappresenta ancora oggi un’originale chiave di lettura della realtà contemporanea. Trasferendo nella scrittura l’intelligenza e la passione che caratterizzarono il suo attivismo in America, in Russia e nella Spagna repubblicana, “Emma la rossa” si presenta come una delle voci più rappresentative del movimento anarchico e femminista. Il suffragio femminile, il matrimonio, le gabbie morali del puritanesimo e il dramma della prostituzione sono alcuni degli argomenti affrontati dalla militante, che ha saputo fare delle sue idee una griglia d’interpretazione della condizione della donna. Attraverso i suoi scritti si ripercorrono trent’anni di lotta contro l’oppressione di uno Stato che, complice della religione, ha imbrigliato le potenzialità femminili nell’immagine della donna come madre e moglie asservita. Un’oppressione sessuale ed economica, quindi, contro cui Emma Goldman lanciò le sue parole di condanna «per una liberazione della donna che deve iniziare», prima di tutto, «nella sua anima».

La nuova antologia di testi proposta da BFS edizioni riunisce alcuni saggi già comparsi in Italiano e alcuni mai prima d’ora tradotti.

# Indice:


- "Il pensiero anarcofemminista di Emma Goldman" di B. Bianchi
- Nota editoriale
- Femminismo e anarchia
- L’anarchia. Cosa vuole veramente
- La tratta delle donne
- Il suffragio femminile
- Il matrimonio e l’amore
- La tragedia dell’emancipazione
- La gelosia, le sue cause e una possibile cura
- Vittime della moralità
- Indice dei nomi