PARIGI 1871. LA COMUNE LIBERTARIA
Gli
avvenimenti di marzo portarono nelle strade di Parigi una umanità dolorante che
non si era mai vista. La borghesia (secondo la testimonianza di Vilfredo Pareto)
ne fu addirittura terrorizzata. Più che gli scontri veri e propri, le barricate
e le distruzioni, come l’abbattimento della colonna Vendôme eretta a ricordo
delle vittorie di Napoleone, fatti che interessarono solo una parte dei
quartieri della città, quello che fece veramente paura fu l’autorganizzazione di
una realtà sovversiva che non si immaginava potesse fare da sé. Dai luoghi più
reconditi e miseri di Parigi uscirono le forze vive di quella parte della
società da sempre destinata alla fame e all’ignoranza. E questa gente non andava
tanto per il sottile, anche se i tentativi di frenarla partirono subito da
quelle componenti – politici, letterati, avvocati – che in questi casi riescono
a mettersi alla testa di ogni iniziativa per darle il “giusto” freno e
indirizzarla verso quelle contrattazioni che nella logica del potere possono
dare i migliori frutti. Difatti, anziché attaccare subito Versailles,
utilizzando i cannoni che si trovavano a Parigi, e impiegando le forze militari
che potevano avere facilmente ragione dei resti di un esercito umiliato e
sconfitto, questi “capi proletari” fecero di tutto per rallentare le cose e
permettere al governo provvisorio di riorganizzarsi e, con l’aiuto dei
Prussiani, schiacciare la Comune.
edizioni Anarchismo, 2007,
pp. 50, €
4.00
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