Sulla questione che tanto ti
preoccupa, quella della dittatura del proletariato, mi pare che siamo
fondamentalmente d'accordo.
A me sembra che su questa
questione l'opinione degli anarchici non potrebbe essere dubbia, ed infatti
prima della rivoluzione bolscevica non era dubbia per nessuno. Anarchia
significa non-governo e quindi, a maggior ragione, non-dittatura,
che è governo assoluto, senza controllo e senza limiti
costituzionali.
Ma quando è scoppiata la
rivoluzione bolscevica parecchi nostri amici hanno confuso ciò che era
rivoluzione contro il governo preesistente, e ciò che era nuovo governo che
veniva a sovrapporsi alla rivoluzione per frenarla e dirigerla ai fini
particolari di un partito - e quasi si sono dichiarati bolscevichi essi
stessi.
Ora, i
bolscevichi sono semplicemente dei marxisti, che sono onestamente e
conseguentemente restati marxisti, a differenza dei loro maestri e modelli, i
Guesde[2], i Plechanov [3], i Hyndman [4], gli Scheidemann [5], i Noske [6], ecc. che han fatto la fine
che tu sai. Noi rispettiamo la loro sincerità, ammiriamo la loro energia, ma
come non siamo stati mai d'accordo con loro sul terreno teorico, non sapremmo
solidarizzarci con loro quando dalla teoria si passa alla pratica.
Ma forse la verità è
semplicemente questa: che i nostri amici bolscevizzanti con l'espressione
«dittatura dei proletariato» intendono semplicemente il fatto rivoluzionario dei
lavoratori che prendono possesso della terra e degli strumenti di lavoro e
cercano di costituire una società, di organizzare un modo di vita in cui non vi
sia posto per una classe che sfrutti ed opprima i produttori. Intesa così, la
«dittatura dei proletariato» sarebbe il potere effettivo di tutti i lavoratori
intenti ad abbattere la società capitalistica, e diventerebbe l'anarchia
non appena fosse cessata la resistenza reazionaria e nessuno più pretendesse di
obbligare con la forza la massa ad ubbidirgli e a lavorare per lui. Ed allora il
nostro dissenso non sarebbe più che una questione di parole. Dittatura del
proletariato significherebbe dittatura di tutti, vale a dire non sarebbe più
dittatura, come governo di tutti non è più governo, nel senso autoritario,
storico, pratico, della parola.
Ma i partigiani veri della
«dittatura del proletariato» non la intendono così, e ce lo fanno ben vedere in
Russia. Il proletariato naturalmente c'entra come c'entra il
popolo nei regimi democratici, cioè semplicemente per nascondere
l'essenza reale della cosa. In realtà si tratta della dittatura di un partito, o
piuttosto dei capi di un partito ed è dittatura vera e propria, coi suoi
decreti, con le sue sanzioni penali, con i suoi agenti esecutivi e soprattutto
con la sua forza armata, che serve oggi anche a difendere la rivoluzione
dai suoi nemici esterni, ma che servirà domani per imporre ai lavoratori la
volontà dei dittatori, arrestare la rivoluzione, consolidare i nuovi interessi
che si vanno costituendo e difendere contro le masse una nuova classe
privilegiata.
Anche il generale Bonaparte
servì a difendere la Rivoluzione Francese contro la reazione europea, ma nel
difenderla la strozzò. Lenin, Trockij e compagni sono di sicuro dei
rivoluzionari sinceri, così come essi intendono la rivoluzione, e non
tradiranno; ma essi preparano i quadri governativi che serviranno a quelli che
verranno dopo per profittare della rivoluzione ed ucciderla. Essi saranno le
prime vittime del loro metodo, e con loro, io temo, cadrà la rivoluzione. È la
storia che si ripete: mutatis mutandis, è la dittatura di Robespierre che
porta Robespierre alla ghigliottina e prepara la via a Napoleone.
Queste sono le mie idee generali
sulle cose di Russia. In quanta ai particolari, le notizie che abbiamo sono
ancora troppo varie e contraddittorie per poter arrischiare un giudizio. Può
anche darsi che molte cose che ci sembrano cattive siano il frutto della
situazione e che nelle circostanze speciali della Russia non fosse possibile
fare diversamente da quello che hanno fatto. È meglio aspettare, tanto più che
quello che noi diremmo non può avere nessuna influenza sullo svolgimento dei
fatti in Russia, e potrebbe in Italia essere male interpretato e darci l'aria di
far eco alle calunnie interessate della reazione.
Errico Malatesta
Note
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