E' stato il primo anarchico
italiano, rivoluzionario del Risorgimento, antiautoritario, legato
all'anarchismo proudhoniano. Nasce a Napoli nel 1818 da famiglia nobile che lo
volle arruolato, ma una relazione d'amore considerata poco ortodossa lo porta a
spogliarsi della divisa e a fuggire all'estero. Combatte nella prima guerra
d'indipendenza e fonda, insieme a Garibaldi e a
Mazzini, l'anticlericale Repubblica
Romana (1849). Pubblica saggi storici e nel 1850 fonda il periodico 'La parola
libera'.
Pisacane crede nella rivoluzione
del popolo e per questo si unisce a Mazzini per concordare azioni militari volte
a far sollevare i contadini. Si giustifica così la 'spedizione di Sapri' (1857), quando i due si
impossessano di una nave diretta a Tunisi e la dirottano a Sapri. I Borboni però
ingannano i contadini, dicendo che quella nave trasporta ergastolani pronti a
ucciderli, e i contadini stessi assaltano la nave. I rivoluzionari imbarcati
scappano, ma in 25 vengono massacrati dalla popolazione di Padula, e gli altri
consegnati ai gendarmi. Il giorno dopo, il 2 luglio 1857, Pisacane si suicida a
Sanza (SA), mentre tutti gli altri vengono condannati a morte nel 1858, poi
graziati. La poesia 'La spigolatrice di Sapri' canta le
gesta di quei '300 giovani e forti'.
L'anarchismo di Pisacane si
fonda sull'idea di uguaglianza ottenuta attraverso la rivoluzione, la quale deve
generare un federalismo egualitario, cooperativo. Da questo federalismo che
unisce, si forma la coscienza fraterna del popolo italiano (alfine unito) che
coopera per il proprio benessere.
Dice Pisacane:
«Per quanto mi
riguarda, io non farei il più piccolo sacrificio per cambiare un ministero e per
ottenere una costituzione, neppure per scacciare gli austriaci della Lombardia e
riunire questa provincia al Regno di Sardegna. Per mio avviso la dominazione
della Casa di Savoia e la dominazione della casa d’Austria sono precisamente la
stessa cosa. Io credo pure che il regime costituzionale del Piemonte è più
nocivo all’Italia di quello che lo sia la tirannia di Ferdinando II […] Io credo
al socialismo… il socialismo di cui parlo può definirsi in qeste due parole:
libertà e associazione»
Sulla religione
«Chi ha
creato il mondo? Nol so. Di tutte le ipotesi la più assurda è quella di supporre
l'esistenza di un Dio, e l'uomo creato a sua immagine; questo Dio, l'uomo l'ha
creato ad immagine propria, e ne ha fatto il Creatore del mondo; e così una
particella è diventata creatrice del tutto [...] gli uomini oggi si associano
non già per pregare e soffrire, ma per prestarsi vicendevole aiuto, lavorando
per acquistare maggior prosperità e per combattere; l'aspirazione del socialismo
non è quella di ascendere in cielo, ma di godere sulla terra. La differenza che
passa tra esso e il Vangelo è la stessa che si riscontra fra la rigogliosa vita
di un corpo giovine, ed il rantolo di un moribondo.».
Sull'amore
«Tutte le leggi,
egli dice, sono scaturite dalle dipendenze che la violenza e l'ignoranza stabilì
fra gli uomini; ed in tal guisa il matrimonio risultò dai ratti, che i più forti
fecero delle più belle, per usurparne il godimento. La natura, per contro,
sottopone l'unione dei sessi alla sola legge dell'amore, e se un'altra regola,
qualunque siasi, interviene, l'unione cangiasi in contratto, in
prostituzione.... L'amore adunque, nel nostro patto sociale, sarà la sola
condizione richiesta a rendere legittimo il congiungimento dei due
sessi.»
Sulla
libertà
«La libertà non ammette restrizioni di sorta alcuna, nè fa
d'uopo d'educazione o di tirocinio per gustarla; essa è sentimento innato
nell'umana natura.»
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